In occasione di un summit internazionale ad Astana, Kazakhstan, il Segretario di Stato Hilary Clinton ha subito provveduto a "smentire" quanto affermato negli ormai famosi file divulgati da "Wikileaks". Non più un "vanitoso, inefficace, dedito a feste notturne che lo indeboliscono fisicamente e politicamente" quanto piuttosto "il nostro migliore amico". Risulterebbe chiaro anche ad un marziano giunto solo da alcuni giorni sulla Terra che tali dichiarazioni sono non di circostanza, di più e servono a fare il gioco degli Stati Uniti che dovranno, da questo momento, cercare di smentire quanto emerso dai file. Ciò non stupisce fa parte del sottile gioco politico al quale Washington ci ha abituati da molto tempo, nulla di nuovo quindi. Stupisce piuttosto la cieca obbedienza dei fedeli cani da guardia del premier, intenti, dalle colonne dei giornali di Berlusconi ha sottolineare le presunte scuse della Clinton a nome anche di Obama (quello abbronzato secondo il premier nostrano, nda). Riporta, ad esempio, il "Giornale" :"Un incontro voluto dalla diplomazia statunitense, per cercare di superare la vicenda WikiLeaks senza troppi contraccolpi. E nel quale la Clinton non si limita a parole di circostanza se con il Cavaliere non esita a parlare a nome di Barack Obama. La nostra politica estera - è il senso del ragionamento del segretario di Stato - non è stabilita dalle comunicazioni tra ambasciate né da «discussioni private tra controparti» e «valutazioni e osservazioni del nostro personale diplomatico» ma dalla Casa Bianca. Insomma, si tratta di «considerazioni che non coinvolgono né me né il presidente Obama»" Bella questa, se la politica estera statunitense, e non solo, non si basa anche sulle considerazioni delle amabsciate, perché tenerle in piedi spnendeno fior di soldi? Appare chiaro a tutti che le parole della Clinton sono di circostanza, solo ai servi ubbidienti del premier e al Berlusconi stesso tali affermazioni sembrano davvero sentite. Che dire, Goebbels diceva :" Anche una bugia se ripetuta all'infinito diventa una realtà" e tale massima sembra essere una regola di tutta la storia e vicenda politica e non solo di Berlusconi e dei suoi fedeli cani da guardia.
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