martedì 7 dicembre 2010

Italia

Alla vigilia del 150° anniversario dell'unità d'Italia (completatasi poi con l'annessione del Veneto nel 1866, quella di Roma nel 1870 e di Trento e Trieste nel 1918, con Trieste definitivamente italiana nel 1954) si presenta di nuovo, nel dibattito pubblico nostrano, il tema dell'unità nazionale. Effettivamente, va detto che se il concetto geografico di Italia esiste da ben oltre 150 anni, molto precario sembra esserlo quello civico di "italiano" e di Italia. Diciamo la verità, tutti noi quando ci dicono, magari all'estero, di dove sei, rispondiamo quasi sempre "io sono romano; io sono milanese, ecc..." difficilmente diciamo subito "io sono italiano". Un retaggio questo che deriva dalla storia stessa del nostro paese; dapprima l'epoca dei comuni che ha fomentato i campanilismi, poi l'epoca degli stati e statarelli, tanto che il concetto di "Italia" si iniziò a sviluppare tutto sommato tardi, a partire dal Settecento circa. Siamo perennemente in lotta gli uni contro gli altri, non riusciamo mai, tranne che per le partite della Nazionale, a sentirci davvero facenti parte di un'unica grande comunità nazionale; sarà anche per il fatto che l'Italia è sempre stata meta di numerose popolazioni straniere, ma fatto sta che difficlmente riusciamo a sentirci davvero "fratelli d'Italia". Addirittura ora c'è la Padania, fantomatica entità geografica che, nell'ottica leghista, si estenderebbe ben al di là dei soli confini della Pianura Padana, arrivando anche a comprendere Marche e Umbria; un concetto, quello di Padania, tanto caro al "Carroccio" che non manca di usarlo come strumento di ricatto politico contro "Roma ladrona" quella Roma che i gentili leghisti però non disdegnano quando devono accomodarsi sulle poltrone. Tornando al concetto di "Patria", guai a usare tale termine, troppo "di destra"; allora mettiamoci d'accordo: perché festeggiare 150 anni di Italia? Siamo davvero certi che l'Italia sia veramente fatta? Non è che dobbiamo parlare di "Stati Uniti d'Italia"? In attesa dell'unità civica, morale e intellettuale del belpaese.

Per dirla con Giorgio Gaber:
Io G. G. sono nato e vivo a Milano.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.

Mi scusi Presidente
non è per colpa mia
ma questa nostra Patria
non so che cosa sia.
Può darsi che mi sbagli
che sia una bella idea
ma temo che diventi
una brutta poesia.
Mi scusi Presidente
non sento un gran bisogno
dell'inno nazionale
di cui un po' mi vergogno.
In quanto ai calciatori
non voglio giudicare
i nostri non lo sanno
o hanno più pudore.

Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.

Mi scusi Presidente
se arrivo all'impudenza
di dire che non sento
alcuna appartenenza.
E tranne Garibaldi
e altri eroi gloriosi
non vedo alcun motivo
per essere orgogliosi.
Mi scusi Presidente
ma ho in mente il fanatismo
delle camicie nere
al tempo del fascismo.
Da cui un bel giorno nacque
questa democrazia
che a farle i complimenti
ci vuole fantasia.

Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.

Questo bel Paese
pieno di poesia
ha tante pretese
ma nel nostro mondo occidentale
è la periferia.

Mi scusi Presidente
ma questo nostro Stato
che voi rappresentate
mi sembra un po' sfasciato.
E' anche troppo chiaro
agli occhi della gente
che tutto è calcolato
e non funziona niente.
Sarà che gli italiani
per lunga tradizione
son troppo appassionati
di ogni discussione.
Persino in parlamento
c'è un'aria incandescente
si scannano su tutto
e poi non cambia niente.

Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.

Mi scusi Presidente
dovete convenire
che i limiti che abbiamo
ce li dobbiamo dire.
Ma a parte il disfattismo
noi siamo quel che siamo
e abbiamo anche un passato
che non dimentichiamo.
Mi scusi Presidente
ma forse noi italiani
per gli altri siamo solo
spaghetti e mandolini.
Allora qui mi incazzo
son fiero e me ne vanto
gli sbatto sulla faccia
cos'è il Rinascimento.

Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.

Questo bel Paese
forse è poco saggio
ha le idee confuse
ma se fossi nato in altri luoghi
poteva andarmi peggio.

Mi scusi Presidente
ormai ne ho dette tante
c'è un'altra osservazione
che credo sia importante.
Rispetto agli stranieri
noi ci crediamo meno
ma forse abbiam capito
che il mondo è un teatrino.
Mi scusi Presidente
lo so che non gioite
se il grido "Italia, Italia"
c'è solo alle partite.
Ma un po' per non morire
o forse un po' per celia
abbiam fatto l'Europa
facciamo anche l'Italia.

Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.

Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo
per fortuna o purtroppo
per fortuna
per fortuna lo sono.

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