L'Italia è un paese di santi, poeti e ..... raccomandati; ultimo in ordine di tempo lo scandalo "parentopoli" che sta investendo l'azienda municipale di trasporti di Roma "Atac" e, in proposito, invito tutti coloro che sono a Roma e coloro che da fuori vengono e usano i mezzi pubblici di tale azienda, a non pagare, non comprare il biglietto né fare l'abbonamento, perché non è giusto dare soldi, pagare lo stipendio a persone messe lì solo perché "amiche, parenti di..." senza che ne sia accertata la preparazione (fermo restando che in Atac vi sono anche persone oneste). Tornando al tema della raccomandazione, il caso Atac è solo un granello di sabbia nella sterminata spiaggia di raccomandazioni presente in Italia; non c'è persona che non abbia, o cerchi, il classico "santo in paradiso" (mi scuso per il concetto, ma è per enfatizzare) al fine di fare carriera o trovare il classico e ormai miraggio del "posto fisso". A tal proposito io proporrei, al posto della raccomandazione, di istituire la "segnalazione" che è cosa ben diversa dalla prima. Se infatti il raccomandato rimane incollato di fatto al proprio posto di lavoro, anche se (come risulta essere nella maggior parte dei casi) è un incompetente, lavativo, inetto assoluto che non sa fare nulla, il "segnalato" deve guadagnarsi la conferma. Vediamo un esempio di "segnalato": tal dei tale conosce un brillante neolaureato, lo segnala ad un'azienda la quale, dopo un periodo di prova, decide se tenerlo o meno, a seconda delle capacità di quest'ultimo che, anche successivamente, se non rende può essere cacciato. Insomma, ideale sarebbe il modello americano che, nonostante le critiche che spesso gli si muovono, un'occasione la da a tutti e se poi questi hanno capacità, vanno avanti, mentre i lavativi (come la maggior parte dei raccomandati italiani) va a casa, a fare la fame. Nel mezzo, a metà strada, vi è, come detto, la "segnalazione".
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