Dopo un'estenuante trattativa, il mondo del calcio ha deciso di fermarsi per un turno, quello in programma l'11 e il 12 dicembre. Un evento che si ripete per la seconda volta nella storia dello sport più seguito dagli italiani, a circa quattordici anni di distanza dal primo stop. Una notizia che, al di là delle motivazioni, non può non creare perlomeno scalpore tra gli appassionati del Belpaese e anche i "non addetti ai lavori". In un perido di crisi economica, con operai, pensionati sempre più impossibilitati ad arrivare anche solo al 20 del mese e studenti e giovani con davanti un futuro a dir poco incerto, lo sciopero dei calciatori del massimo campionato appare a dir poco "vergognoso". Lungi cadere nella retorica, ma se scioperano questi che prendono, se gli va male, 200.000 euro in dieci mesi per un impegno "lavorativo" settimanale di circa sette ore, allora vuol proprio dire che il paese si è "rovesciato". Magari tra breve assisteremo a sit in in piazza dei politci insoddisfatti dei loro 20.000 euro mensili, benefit esclusi. In questo merita un plauso Giovanni Trapattoni che, viste le difficoltà economiche dell'Irlanda, ha deciso di ridursi lo stipendio da C.T. dell'Eire.
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